Laboratorio genitori

Quanto conosciamo i social e il loro utilizzo? Quanto siamo protagonisti nella dimensione della comunità virtuale e quanto invece la subiamo? Sembrerebbero domande retoriche queste, ma centrano un punto focale e reale della nostra società: abbiamo la giusta formazione per relazionarci ai social? Che sensazione ci suscita una sessione di Facebook? Da questi quesiti abbiamo iniziato il nostro percorso con i genitori. Laboratori creativi in cui ci siamo concentrati a individuare, tramite mappe concettuali, le emozioni positive e quelle negative legate all’utilizzo dei social. Ne è emerso che sono mezzi e come ogni mezzo, se usato con consapevolezza può risultare utile e non solo per informarsi, ma anche per un sano svago.
Come risultato finale del laboratorio abbiamo individuato 10 problemi, o meglio sensazioni negative derivanti da un utilizzo inconsapevole dei social e 10 sensazioni positive che possono essere associate ai problemi come soluzione. La differenza tra problema e soluzione è tutto nella consapevolezza di ciò che accade.
Come risultato finale del laboratorio abbiamo individuato 10 problemi, o meglio sensazioni negative derivanti da un utilizzo inconsapevole dei social e 10 sensazioni positive che possono essere associate ai problemi come soluzione. La differenza tra problema e soluzione è tutto nella consapevolezza di ciò che accade.
Abbiamo voluto trasformare questi risultati in un prodotto artistico, dandogli dei valori concettuali. Abbiamo così creato 10 carte da gioco, ispirate e della dimensione delle carte francesi, che possono essere lette anche capovolgendole. Su un lato superiore è descritto un problema e sul lato inferiore la relativa soluzione. Anche lo sfondo delle carte ha due colori, che sono uno l’esatto opposto dell’altro. L’idea di fare delle carte che abbiano in sé due valori opposti è simbolica e concettualmente rappresenta il mondo dei social. Sono dei mezzi, e scegliendo da che lato prenderli (ossia rapportandosi con consapevolezza o meno) possiamo vederli come un problema o come una risorsa/soluzione. Ma l’elemento più importante è che ad ogni modo i social, sono e dovrebbero esser confinati ad una sorta di gioco, come lo sono le carte.
Laboratorio ragazzi

Come per il laboratorio con i genitori, anche con i ragazzi abbiamo utilizzato la metodologia dell’arte relazionale, ossia quella forma d’arte in cui l’artista è solo un facilitatore e il risultato finale è fatto con i fruitori. Non sapevamo ad inizio laboratori la forma che avrebbe avuto l’output finale. Con educatori ed esperto social ci siamo dedicati al processo. In un primo momento, i ragazzi si erano indirizzati verso l’idea di fare un video, ma una volta girata una versione beta, i ragazzi hanno sottolineato che il video in questione seppur scaturito da una loro pensiero era poco comunicativo per il target. Più che rivolgersi ai ragazzi si rivolgeva ai genitori o a chi aveva del problema una visione da studio. Così abbiamo azzerato tutto ed è emersa la necessità dei ragazzi di parlare direttamente a chi aveva comportamenti di bullismo. Ci siamo concentrati a pensare frasi, che poi sono diventati slogan ed interrogativi da rivolgere direttamente ai coetanei “bulli”. Da qui siamo partiti per una campagna comunicativa per diffondere queste frasi.
Concettualmente abbiamo deciso di fare una campagna su cartoline fisiche! Dai laboratori era emersa come una problematica intrinseca della nostra società fosse l’iperconnessione perenne. Negli incontri con gli educatori ci si è concentrati sull’ascolto e sulle relazioni amicali nella realtà cercando di relegare il social ad un elemento meno pressante. Con queste premesse e con un valore simbolico si è pensato ad una campagna di comunicazione da fare nella vita reale, che poi sarebbe stata veicolata sui social ma solo come rappresentazione di una cosa fatta nel mondo reale e che può vivere indipendentemente dalla tecnologia e da internet.
La cartolina poi, antenata del sms, ha in sé un alto valore concettuale. Ha insita in sé l’idea di un contatto reale. La cartolina è stata tenuta in mano dal mittente, ci sono le sue impronte digitali e la scrittura è quella sua personale e non un font uguale per tutti. La cartolina è personale ed è un primo stadio di una comunicazione reale non mediata da uno schermo.
Abbiamo così prodotto 5 cartoline, molto essenziali, dove senza distrazioni c’è la domanda secca che i ragazzi vorrebbero rivolgere al bullo e lo spazio vuoto nel retro è un invito a rispondere, ad una sorta di riflessione.
Evento finale

L’evento finale del progetto si è svolto lo scorso 30 novembre 2021 presso la sede del centro educativo Punto Luce Save the Children di Potenza.
Tra i protagonisti della giornata Don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale APS, Vincenzo Giuliano, garante dell’infanzia e dell’adolescenza di Basilicata, Filippo Squicciarini, Commissario del Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Basilicata.
Sono intervenuti anche Massimo Lovisco, fotografo e artista di arte relazionale nonché responsabile social media del progetto, Carla Abruzzese, educatrice e formatrice ed Erminia Ferrante, consulente familiare e arteterapeuta, l’incontro è stato moderato da Michele Sensini, responsabile locale di progetto. Dopo i saluti di Don Francesco Preite, gli interventi di Giuliano, Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Basilicata, che ha illustrato la situazione del problema nella regione Basilicata e relative iniziative in programma, e del commissario Squicciarini che ha descritto i pericoli della rete anche da un punto di vista penale, gli educatori del progetto, insieme ai ragazzi, hanno descritto la propria esperienza e presentato gli output di progetto, le carte da gioco e le cartoline. Alla fine della serata i partecipanti hanno scritto una cartolina che hanno imbucato dando alla serata anche una dimensione relazionale e partecipativa.



